Confronto tra istituzionalismo e teoria neoclassica. Istituzionalismo e teoria economica neoclassica. Cosa studia la teoria istituzionale

La stragrande maggioranza della ricerca scientifica nel campo della finanza a cavallo tra il XIX e il XX secolo. non riguardava le attività finanziarie delle imprese: l'attenzione si concentrava sulla sistematizzazione e generalizzazione dei metodi per ricostituire la tesoreria statale attraverso il sistema fiscale. Ciò spiega in gran parte il fatto che la teoria della finanza era molto descrittiva e che le monografie e i manuali corrispondenti erano simili tra loro come fratelli gemelli. La stabilità e, in un certo senso, la stagnazione nello sviluppo della scienza finanziaria nel suo senso classico si sono concluse nel primo terzo del XX secolo. A questo punto, la teoria classica della finanza si era praticamente esaurita e le nuove tendenze nello sviluppo dell'economia portarono inevitabilmente a uno spostamento dell'enfasi nelle aree della scienza e della pratica legate alla gestione finanziaria. Il fatto è che alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale e subito dopo, la situazione nell'economia mondiale inizia a cambiare radicalmente: con lo sviluppo delle relazioni di mercato, il ruolo dello Stato e dei sindacati pubblici nell'economia si riduce significativamente. Lo sviluppo e l'internazionalizzazione dei mercati dei capitali, il ruolo crescente delle imprese transnazionali, i processi di concentrazione nel campo della produzione, il rafforzamento dell'importanza delle risorse finanziarie come risorsa fondamentale nel sistema di sostegno delle risorse per qualsiasi impresa guidata nel mezzo del 20° secolo. alla necessità di una comprensione teorica del ruolo della finanza a livello della cellula principale di qualsiasi sistema economico, cioè a livello di un'entità economica (impresa).

Attraverso gli sforzi dei rappresentanti della scuola finanziaria anglo-americana, la teoria della finanza ha ricevuto un contenuto completamente nuovo rispetto alle opinioni degli scienziati dei secoli XVIII-XIX. Con un certo grado di condizionalità, si può sostenere che nel quadro della teoria classica della finanza, le finanze centralizzate (o pubbliche) si sono sviluppate e sistematizzate. Per quanto riguarda la finanza decentralizzata e le relazioni finanziarie con l'estero, le relazioni e le operazioni effettive esistevano a quel tempo, ma non vi era alcuna comprensione teorica e sistematizzazione delle stesse. E solo con lo sviluppo dei mercati finanziari nazionali e internazionali e il rafforzamento dell'influenza degli operatori finanziari decentralizzati, ha cominciato a formarsi la necessità di fondare concettualmente la teoria neoclassica della finanza, la cui essenza è comprendere teoricamente e giustificare il ruolo e meccanismi di interazione tra i mercati dei capitali e le più grandi società nazionali e transnazionali nelle relazioni finanziarie internazionali e nazionali.

Anni Quaranta e Cinquanta del Novecento. può essere definito l'inizio di una fase fondamentalmente nuova nello sviluppo della scienza finanziaria nell'interpretazione della sua logica e del suo contenuto. Fu durante questi anni che prese forma la teoria neoclassica della finanza, la cui essenza è la comprensione teorica e la giustificazione del ruolo e dei meccanismi di interazione tra i mercati dei capitali e le più grandi società nazionali e transnazionali nelle relazioni finanziarie internazionali e nazionali.

Secondo gli standard storici, la formazione e lo sviluppo della nuova teoria procedettero a un ritmo piuttosto rapido; il motivo principale è l'eccezionale domanda da parte della pratica (sviluppo e internazionalizzazione delle imprese, rafforzamento dei mercati finanziari, rafforzamento del settore bancario, ecc.). Già alla fine degli anni '50. 20 ° secolo Grazie agli sforzi dei rappresentanti della scuola finanziaria anglo-americana, una nuova direzione si staccò finalmente dalla microeconomia applicata e cominciò a dominare la scienza finanziaria. Sottolineiamo che il passaggio dalla teoria della finanza classica a quella neoclassica non è stato un fenomeno unico e indipendente: è stato effettuato come parte della formazione dell'economia neoclassica ed è stato teoricamente supportato dagli sviluppi dei principali rappresentanti di una nuova tendenza: il marginalismo. La formazione della finanza neoclassica è associata all'evoluzione della teoria economica e alla formazione della scuola economica neoclassica, in particolare, con i lavori di A. Marshall (teoria neoclassica del marginalismo), W. Jevons (teoria dell'utilità marginale), E. Behm-Bawerk (teoria del capitale e teoria dell'interesse).

Con un certo grado di condizionalità, si può sostenere che la teoria neoclassica della finanza si basa su quattro tesi (premesse) iniziali:

 il potere economico dello Stato, e quindi la stabilità del suo sistema finanziario, è in gran parte determinato dalla situazione economica

il potere del settore privato, il cui nucleo sono le grandi aziende;

 l'intervento del governo nelle attività del settore privato è ridotto al minimo;

 tra le fonti di finanziamento disponibili che determinano le opportunità per lo sviluppo delle grandi imprese, le principali sono i mercati dei profitti e dei capitali;

 l'internazionalizzazione dei mercati dei capitali, delle merci e del lavoro porta al fatto che la tendenza generale nello sviluppo dei sistemi finanziari dei singoli paesi è il desiderio di integrazione.

Tutte queste tesi sono chiaramente confermate nello stato attuale e nelle tendenze di sviluppo del sistema finanziario globale. Pertanto, in relazione a quest'ultima tesi, oltre all'esempio della creazione della moneta europea euro, si può citare un fatto meno noto, ma molto significativo, come l'adozione nel 2000 di un insieme di base di principi contabili e di rendicontazione, che sarà seguita da tutte le Borse del mondo; in altre parole, questi standard verranno utilizzati al posto di quelli nazionali nella preparazione dei report se la società intende essere quotata in una borsa rispettabile.

Nella sua forma più generale, la teoria neoclassica della finanza può essere definita come un sistema di conoscenze sull'organizzazione e la gestione della triade finanziaria: risorse, relazioni, mercati. Le sezioni chiave che servirono come base per la formazione di questa scienza e (o) incluse nei suoi componenti erano: teoria dell'utilità, teoria dei prezzi arbitrali, teoria della struttura del capitale, teoria del portafoglio e modello di determinazione dei prezzi nel mercato delle attività finanziarie (teoria del portafoglio e modello di determinazione dei prezzi delle attività di capitale), teoria dei prezzi nel mercato delle opzioni (teoria dei prezzi delle opzioni) e teoria delle preferenze delle situazioni nel tempo (teoria delle preferenze statali).

Se nella teoria classica le relazioni finanziarie si limitano allo studio dei modelli e dei meccanismi di attuazione dei processi distributivi, trasformandoli in una “cosa in sé”, allora nell’interpretazione neoclassica esiste un criterio per la produttività delle relazioni distributive (la stato dell’attivo e del passivo delle entità economiche). Di conseguenza, viene formalizzata la connessione della categoria oggettiva con il mondo materiale, implementata attraverso varie combinazioni di due tipiche procedure finanziarie: mobilitazione e investimento.

Nelle teorie della finanza classica e neoclassica, la composizione delle risorse finanziarie è fondamentalmente diversa. La definizione classica si basa sui risultati della riproduzione del prodotto, quando per risorsa finanziaria si intendono entrate in denaro, entrate e risparmi generati da entità economiche e dallo Stato e destinati a fini di riproduzione allargata, incentivi materiali per i lavoratori, soddisfazione dei bisogni sociali e finanziamento della spesa pubblica.



Nella teoria neoclassica, la natura delle risorse finanziarie è studiata nel contesto del loro ruolo nell'assicurare la continuità del processo di riproduzione, cioè nell'unità di due processi tipici: 1) ricerca e mobilitazione delle fonti di finanziamento e 2) determinazione delle risorse finanziarie direzioni e volumi di investimento dei fondi raccolti. In altre parole, le risorse finanziarie sono chiamate attività, con l'aiuto delle quali le entità aziendali risolvono problemi di natura finanziaria e di investimento. Nella definizione delle risorse finanziarie, la natura monetaria dei finanziamenti viene sostituita dalle loro caratteristiche di costo, che troveranno una logica continuazione nell'individuazione dell'essenza e della composizione degli strumenti finanziari.

Una categoria relativamente nuova della teoria neoclassica della finanza è quella dello “strumento finanziario”. Nel senso generalmente accettato, uno strumento è inteso come un mezzo, un metodo utilizzato per ottenere qualcosa. Nella teoria classica della finanza, la regolamentazione macroeconomica dell'integrazione dei flussi finanziari negli investimenti reali viene effettuata principalmente mediante metodi monetari (regolazione dei prezzi, interessi bancari, tasso di cambio della valuta nazionale, aliquote fiscali). L'eccezione è la distribuzione del risparmio monetario e del reddito attraverso i fondi di consumo pubblico, che perseguono principalmente obiettivi sociali. Nel settore reale dell'economia, il termine "strumenti finanziari" è stato sostituito dal concetto di "fonti di finanziamento", che è privo della caratteristica principale del mercato, la caratteristica legale. Ad esempio, il concetto di "fonti proprie di finanziamento" non è identico al concetto di "diritto degli investitori ad una partecipazione nell'impresa". Non è un caso che nessuna legislazione contenga norme che regolano le fonti di finanziamento; allo stesso tempo, esiste un'istituzione nazionale per la tutela dei diritti degli investitori.

Nella teoria neoclassica per strumento finanziario si intende uno strumento di pianificazione che, per definizione, indica diritti e obblighi finanziari circolanti sul mercato, solitamente in forma documentale. Uno strumento finanziario è qualsiasi contratto che dà origine contemporaneamente ad un'attività finanziaria di un'entità e ad una passività finanziaria o uno strumento rappresentativo di capitale di un'altra.

Attraverso gli strumenti finanziari si formano relazioni tra i partecipanti ai processi riproduttivi e si negozia il loro contenuto. Nella pratica internazionale esistono rigorosi standard di qualità per gli strumenti finanziari. In particolare, gli International Financial Reporting Standards (LAS 39) prevedono procedure speciali per la valutazione e il riconoscimento degli strumenti finanziari delle organizzazioni commerciali. La partecipazione diretta dello Stato alla pianificazione delle attività economiche delle entità economiche sarebbe contraria ai principi dell'economia di mercato. Tuttavia, lo Stato dovrebbe avere la possibilità, oltre che l’obbligo, di valutare le conseguenze socioeconomiche dell’utilizzo di determinati strumenti finanziari da parte delle imprese.

Nei concetti di “risorse finanziarie” e “strumenti finanziari” convergono il più possibile due punti, caratterizzati sia dalla finanza che dal capitale. Ciò consente di formare una connessione organica di entrambi in un sistema integrale di relazioni di riproduzione sociale, funzionante nelle coordinate del sistema di mercato. In particolare, l'ammontare del capitale è determinato liberando le risorse finanziarie di un soggetto economico da quella parte di strumenti finanziari definita dal concetto di “obbligazioni”. In questo caso, il volume degli investimenti è bilanciato dal volume dei diritti dei proprietari, e la valuta di tale equilibrio, formato alla fine di ogni ciclo di riproduzione, è un argomento per gli investitori strategici in questo settore.

L'evoluzione della teoria della finanza non ha cambiato l'essenza di questa categoria, definita come parte delle relazioni economiche riguardanti la distribuzione e la redistribuzione del valore del prodotto interno lordo, dei redditi provenienti dall'attività economica estera e di parte della ricchezza nazionale. Allo stesso tempo, l’aspetto target nella caratterizzazione della finanza viene spostato. La formazione e l'utilizzo dei fondi liquidi da parte delle imprese e dello Stato, dal punto di vista della finanza neoclassica, è considerato un risultato intermedio. Il risultato finale è inteso come la fornitura di tali proporzioni della distribuzione finanziaria del valore del prodotto sociale che contribuiscono all'accumulazione del capitale totale della società.

Pertanto, nella teoria neoclassica, la finanza è intesa come parte delle relazioni economiche che si instaurano tra i soggetti del processo di riproduzione riguardo alla distribuzione e redistribuzione del valore del prodotto sociale e di parte della ricchezza nazionale, finalizzato ad assicurare la crescita del risorse finanziarie e l’accumulazione di capitale di entità economiche, nonché il finanziamento delle funzioni dello Stato. Tali relazioni finanziarie sono riconosciute come efficaci, il cui risultato si esprime nella riproduzione ampliata del capitale totale mobilitato dalle entità economiche nel mercato finanziario e nel mercato del lavoro. In questo contesto, l’area della conoscenza denominata “teoria finanziaria” ha recentemente lasciato il posto al concetto di “teoria economica finanziaria”, ovvero la teoria neoclassica della finanza, la cui direzione indipendente è la finanza istituzionale.

È facile vedere che il nucleo della teoria neoclassica della finanza è la sistematizzazione della conoscenza dei principi di funzionamento dei mercati finanziari e, in particolare, delle costruzioni teoriche e degli strumenti pratici dalla posizione dei partecipanti al mercato.

L’attenzione ai mercati dei capitali e alle grandi aziende non è casuale. Come dimostra l’esperienza mondiale, le società per azioni svolgono un ruolo speciale in una vera economia di mercato. La loro quota sul totale delle imprese con varie forme di proprietà può essere relativamente piccola, ma la loro importanza dal punto di vista del contributo alla creazione della ricchezza nazionale del paese è eccezionalmente elevata. Così negli Stati Uniti, attualmente, il 10% delle aziende sono società per azioni, il 10% sono società di persone, l'80% sono piccole società possedute individualmente; allo stesso tempo, ciascuno dei gruppi di società selezionati rappresenta rispettivamente l'80%, il 13% e il 7% del volume totale delle vendite di prodotti e servizi. Ancora più significativo è il livello di concentrazione del capitale e l'importanza delle singole società nei paesi sviluppati dell'Asia (ad esempio, in Corea del Sud), dove letteralmente poche supercorporazioni controllano, di fatto, l'intera economia nazionale. Allo stesso modo, il ruolo dei mercati finanziari è importante; sono proprio questi mercati il ​​catalizzatore di molti shock economici (ad esempio, la Grande Depressione negli Stati Uniti negli anni ’30, le recenti crisi finanziarie in Sud America, Asia, Giappone, ecc.).

Ci sono diverse ragioni per cui la teoria neoclassica (dei primi anni ’60) ha smesso di soddisfare i requisiti posti dagli economisti che cercavano di comprendere gli eventi reali nella pratica economica moderna:

1. La teoria neoclassica si basa su presupposti e limiti non realistici e pertanto utilizza modelli inadeguati alla pratica economica. Coase chiamò questo stato di cose neoclassico “economia alla lavagna”.

2. La scienza economica amplia la gamma di fenomeni (ad esempio, ideologia, diritto, norme di comportamento, famiglia) che possono essere analizzati con successo dal punto di vista della scienza economica. Questo processo fu chiamato “imperialismo economico”. Il principale rappresentante di questa tendenza è il premio Nobel Harry Becker. Ma per la prima volta Ludwig von Mises scrisse sulla necessità di creare una scienza generale che studiasse l’azione umana, e per questo propose il termine “prasseologia”.

3. Nell'ambito del neoclassicismo, non esistono praticamente teorie che spieghino in modo soddisfacente i cambiamenti dinamici nell'economia, l'importanza dello studio che è diventata rilevante sullo sfondo degli eventi storici del XX secolo. (In generale, nel quadro della scienza economica fino agli anni '80 del XX secolo, questo problema era considerato quasi esclusivamente nel quadro dell'economia politica marxista).

Soffermiamoci ora sulle premesse principali della teoria neoclassica, che ne costituiscono il paradigma (nocciolo duro), nonché la "cintura protettiva", seguendo la metodologia della scienza proposta da Imre Lakatos:

Nocciolo duro:

1. preferenze stabili che sono endogene;

2. scelta razionale (massimizzazione del comportamento);

3. equilibrio nel mercato ed equilibrio generale in tutti i mercati.

Cintura protettiva:

1. I diritti di proprietà rimangono invariati e chiaramente definiti;

2. Le informazioni sono completamente accessibili e complete;

3. Gli individui soddisfano i propri bisogni attraverso lo scambio, che avviene senza costi, tenendo conto della distribuzione iniziale.

Il programma di ricerca su Lakatos, pur lasciando intatto il nucleo rigido, dovrebbe essere finalizzato a chiarire, sviluppare quelli esistenti o avanzare nuove ipotesi ausiliarie che formino una cintura protettiva attorno a questo nucleo.

Se il nocciolo duro viene modificato, la teoria viene sostituita da una nuova teoria con un proprio programma di ricerca.

La teoria economica neoclassica emerse negli anni '70 dell'Ottocento. Rappresentanti: Karl Menger, Friedrich von Wieser, Eigen von Böhm-Bawerk (scuola austriaca), W. S. Jevons e L. Walras (scuola matematica), J. B. Clark (scuola americana), Irving Fisher, A. Marshall e A. Pigou (scuola di Cambridge ).

Teoria neoclassica: principi

  1. razionalità assoluta del comportamento
  2. individualizzazione;
  3. comportamento conservatore;
  4. libertà di informazione;
  5. prezzo e quantità - 2 modi per misurare le merci;
  6. le proposte dei soggetti dell'economia sono sempre stabili.

I neoclassici, concentrandosi sul risultato, studiano come gli individui razionali (famiglie) massimizzano l'utilità, le imprese massimizzano i profitti e lo stato massimizza il benessere delle persone; i neoclassici studiavano principalmente modelli economici di equilibrio dell'interazione degli agenti economici,

Fissare una norma esterna nella pratica sociale è istituzionalizzazione.

In contrasto con la teoria neoclassica, che dimostrò il suo fallimento nelle circostanze di emergenza del 1929-1933, iniziarono a svilupparsi teorie economiche alternative, le cui caratteristiche sono l'analisi macroeconomica, la giustificazione per l'attivazione dell'influenza statale sull'economia. L'economia istituzionale è associata principalmente alle opere di T. Veblen (1857 - 1929): "Teoria della classe agiata". L’emergere dell’istituzionalismo è associato ad una maggiore concentrazione della produzione, all’affermazione del dominio dei monopoli nei principali settori dell’economia e alla centralizzazione del capitale bancario.

Teoria istituzionale:

  1. non esiste una razionalità assoluta (l'uomo non è un computer), le persone tendono ad agire in modo controllato, obbedendo ad una strategia.
  2. non c'è individualismo (le persone non sono sempre state guidate dai propri interessi, perché ci sono istinti genitoriali, istinti di imitazione).

Questa teoria è presentata in due direzioni:

  1. vecchio
  2. nuovo.

L’istituzionalismo è caratterizzato dall’eterogeneità, dall’assenza di un concetto teorico olistico e unificato, che ha portato a molte tendenze e scuole in questa direzione. L’istituzionalismo è caratterizzato dall’eterogeneità, dall’assenza di un concetto teorico olistico e unificato, che ha portato a molte tendenze e scuole in questa direzione.

  • oggetto della ricerca sono le "istituzioni", intendendo sia le imprese, i sindacati, lo Stato, sia fenomeni giuridici, morali, etici e psicologici di varia natura (es. legislazione, consuetudini, famiglia, norme di comportamento...)
  • enfasi sulla psicologia della squadra come base per lo sviluppo dell'economia
  • un atteggiamento critico nei confronti delle possibilità di un’economia di mercato che genera monopoli, crisi di sovrapproduzione e altri fenomeni negativi
  • la tecnocrazia (il potere della tecnologia) è intrinseca.

La teoria economica neoclassica emerse negli anni '70 dell'Ottocento. La direzione neoclassica esplora il comportamento di una persona economica (consumatore, imprenditore, dipendente), che cerca di massimizzare il reddito e minimizzare i costi. Le principali categorie di analisi sono valori limite. Gli economisti neoclassici svilupparono la teoria dell'utilità marginale e la teoria della produttività marginale, la teoria dell'equilibrio economico generale, secondo la quale il meccanismo della libera concorrenza e dei prezzi di mercato garantisce un'equa distribuzione del reddito e il pieno utilizzo delle risorse economiche, la teoria economica del welfare, i cui principi costituiscono la base della moderna teoria della finanza pubblica (P Samuelson), della teoria delle aspettative razionali, ecc. Nella seconda metà del XIX secolo, insieme al marxismo, nacque e si sviluppò la teoria economica neoclassica. Di tutti i suoi numerosi rappresentanti, la più grande fama fu lo scienziato inglese Alfred Marshall (1842-1924). L’offerta di un bene si basa sul costo di produzione. Il produttore non può vendere ad un prezzo che non copra i suoi costi di produzione. Se la teoria economica classica considerava la formazione dei prezzi dal punto di vista del produttore, allora la teoria neoclassica considera i prezzi sia dal punto di vista del consumatore (domanda) che dal punto di vista del produttore (offerta). La teoria economica neoclassica, come i classici, procede dal principio del liberalismo economico, il principio della libera concorrenza. Ma nei loro studi, i neoclassicisti pongono maggiormente l'accento sullo studio dei problemi pratici applicati, utilizzano l'analisi quantitativa e la matematica in misura maggiore rispetto a quella qualitativa (significativa, causa-effetto). La massima attenzione è rivolta ai problemi dell'uso efficiente di risorse limitate a livello microeconomico, a livello di impresa e famiglia. La teoria economica neoclassica è uno dei fondamenti di molte aree del pensiero economico moderno. (A. Marshall: Principi di economia politica, J. B. Clark: Teoria della distribuzione del reddito, A. Pigou: Economia del benessere)

Il "vecchio" istituzionalismo, come tendenza economica, è sorto a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Fu strettamente associato all'indirizzo storico della teoria economica, alla cosiddetta scuola storica e nuova storica (F. List, G. Schmoler, L. Bretano, K. Bucher). Fin dall’inizio del suo sviluppo, l’istituzionalismo è stato caratterizzato dalla difesa dell’idea di controllo sociale e dall’intervento della società, principalmente dello Stato, nei processi economici. Questa è stata l'eredità della scuola storica, i cui rappresentanti non solo negavano l'esistenza di rapporti e leggi deterministiche stabili nell'economia, ma sostenevano anche l'idea che il benessere della società può essere raggiunto sulla base di una rigorosa regolamentazione statale del economia nazionalista. I rappresentanti più importanti del "Vecchio Istituzionalismo" sono: Thorstein Veblen, John Commons, Wesley Mitchell, John Galbraith. Nonostante la vasta gamma di problemi trattati nei lavori di questi economisti, essi non riuscirono a formare un proprio programma di ricerca unificato. Come notò Coase, il lavoro degli istituzionalisti americani non portò da nessuna parte perché mancavano loro una teoria per organizzare la massa di materiale descrittivo. Il vecchio istituzionalismo criticava le disposizioni che costituiscono il “nucleo duro del neoclassicismo”. In particolare, Veblen rifiutava il concetto di razionalità e il principio di massimizzazione ad esso corrispondente come fondamentali per spiegare il comportamento degli agenti economici. L'oggetto dell'analisi sono le istituzioni e non le interazioni umane nello spazio con le restrizioni stabilite dalle istituzioni. Inoltre, i lavori dei vecchi istituzionalisti si distinguono per una significativa interdisciplinarietà, essendo, di fatto, continuazione degli studi sociologici, giuridici e statistici nella loro applicazione ai problemi economici.



1. L'approccio istituzionale occupa un posto speciale nel sistema delle direzioni economiche teoriche. A differenza dell’approccio neoclassico, esso si concentra non tanto sull’analisi dei risultati del comportamento degli agenti economici, ma su questo comportamento stesso, sulle sue forme e modalità. Si raggiunge così l'identità dell'oggetto teorico dell'analisi e della realtà storica.



2. L'istituzionalismo è caratterizzato dalla predominanza della spiegazione di qualsiasi processo e non della sua previsione, come nella teoria neoclassica. I modelli istituzionali sono meno formalizzati, pertanto, nel quadro delle previsioni istituzionali, è possibile fare molte più previsioni diverse.

3. L'approccio istituzionale è associato all'analisi di una situazione specifica, che porta a risultati più generalizzati. Analizzando una situazione economica specifica, gli istituzionalisti si confrontano non con una situazione ideale, come nel neoclassicismo, ma con una situazione reale diversa.

Predecessori degli istituzionalisti (critici del neoclassicismo).

Scuola storica tedesca

1. Federico Lista(1789-1846) come critico di A. Smith.

Opera principale: "Il sistema nazionale dell'economia politica" (1841).

L'economia del paese dovrebbe svilupparsi tenendo conto delle caratteristiche nazionali, come le caratteristiche storiche di sviluppo, cultura, mentalità, caratteristiche geografiche, ecc.

Protesta contro il formalismo e le astrazioni dell'economia politica classica.

Maggiore consapevolezza del ruolo del fattore umano nello sviluppo dell’economia.

Tabella 1.1 Caratteristiche comparative delle opinioni di F. List con la scuola classica.
Criterio di confronto A. Smith F. Elenco
Luogo di creazione Inghilterra Germania
visualizzazioni Cosmopolita Nazionalista
Categoria centrale ricchezza materiale Forze produttive - sia tecniche che sociali (morali, politiche, ecc.)
valore supremo valore di scambio La capacità di creare ricchezza
Fonte di ricchezza (sviluppo) Divisione del lavoro Priorità del mercato interno rispetto a quello esterno, enfasi sull'individualità
attività produttiva Lavoro fisico Lavoro fisico e mentale
Sviluppo economico Il processo quantitativo di aumento del volume della ricchezza materiale Interpretazione qualitativa dell'eq. sviluppo, includendo in questo concetto lo sviluppo della statualità, della moralità, della cultura, dell'arte, delle capacità creative delle persone, ecc.
Politica Commercio libero (libertà) Protezionismo

2. Gustav Schmoller (1838 - 1917).

Opera principale: "Il nuovo concetto dell'economia nazionale" (1874).



Breve descrizione e analisi delle opinioni scientifiche.

Descrisse l'attuale comportamento economico, criticando le norme formali della scuola classica.

Ha sottolineato il ruolo dei fattori non economici di sviluppo e, soprattutto, delle norme morali, dell'etica e della cultura nell'attività economica.

3. Werner Sombart (1863-1946).

Opere principali: "Capitalismo moderno" (1902), "Gli ebrei e la vita economica" (1911), "Bourgeois" (1913), "Socialismo tedesco" (1934).

.

Ha analizzato il ruolo delle istituzioni nella formazione del sistema economico.

Lo sviluppo del capitalismo è una manifestazione peculiare della vita dello spirito.

Gli imprenditori sono una classe formata da ex ladri, signori feudali, speculatori, mercanti e statisti.

Introduce il concetto di “congiuntura”, evidenziando due fasi del ciclo economico

- salire e scendere.

4. max Weber (1864-1920).

Opere principali: L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (1905), Tre tipi puri di governo legittimo.

Breve descrizione e analisi delle opinioni scientifiche.

Ha individuato tre tipi "ideali" di governo statale:

◦ razionale-legale - basato sulla legge razionale legalmente formalizzata;

◦ tradizionale - basato su norme storicamente stabilite;

◦ carismatico - sulla devozione alla personalità del leader, fede nelle sue capacità uniche.

Ha legato il successo dello sviluppo dell'economia della civiltà europea con la mentalità protestante.

Tabella 1.3

Caratteristiche comparative delle persone tradizionali e religiose.

marxismo

Carlo Marx(1818-1883) come economista istituzionale.

Ha ampliato la teoria classica considerando una serie di aspetti sociali e, sulla base di tale sintesi, ha proposto la propria teoria dello sviluppo economico, quelli. ha dotato la sua teoria di caratteristiche che ora sono caratterizzate come istituzionali.

Tabella 1.4

La somiglianza del marxismo con l'istituzionalismo attraverso i criteri di differenza con

scuola classica.

Criterio scuola classica marxismo
Possedere Privato Pubblico
Divisione del lavoro Fonte di ricchezza Impatto positivo, ma: - il lavoratore non è consapevole del ruolo svolto dal suo lavoro (alienazione del lavoro); - divisione del lavoro mentale e fisico; - rafforzamento delle disuguaglianze materiali e sociali => l'emergere delle classi.
Classi Società: un insieme omogeneo di entità economiche La società è un sistema di classi che si sono sviluppate in essa, contraddicendosi a vicenda, che funge da fonte di sviluppo sociale in un dato periodo storico di tempo.
Forze produttive Fattori materiali e tecnici (metodo di produzione)
Sviluppo economico Il processo quantitativo di aumento del volume della ricchezza materiale Le basi materiali della produzione sono le forze produttive (base), mentre i rapporti di produzione (sovrastruttura) sono costituiti da quegli elementi (struttura statale, forma di proprietà, struttura della società, ecc.), che ora sono chiamati istituzionali.
Valutazioni etiche Non contiene valutazioni etiche (di valore). Assolutizzati gli interessi del proletariato; concetto di giustizia

Rivedi le domande

1) Quali sono i tratti comuni tra la scuola storica tedesca e l'istituzionalismo americano?

2) Quali idee di K. Marx possono essere classificate come istituzionali?

2) Korneichuk, B. V. Economia istituzionale / B. V. Korneichuk. - M.: Gardariki, 2007. - 255 pag.

3) Nureev, R.M. Saggi sulla storia dell'istituzionalismo / R.M. Nureyev. - Rostov n / a: casa editrice "Assistenza - XXI secolo"; Prospettive umanitarie, 2010. - 415 p.

4) Rozmainsky, I. V. Storia dell'analisi economica in Occidente [risorsa elettronica] / I. V. Rozmainsky, K. A. Kholodilin. - Elettrone. dati di testo. - San Pietroburgo: B. ed., 2000. - Modalità di accesso: http://institutional. boom.ru/Latov_Razmainskiy/Razmainskiy_history.htm, gratuito.

5) Frolov, D. Evoluzione istituzionale dell'istituzionalismo post-sovietico / D. Frolov // Questioni di economia. - 2008.- N. 4.- P.130-139.

1.3. Segni generali di istituzionalismo

Piano di studio:

1) Disposizioni fondamentali della teoria economica istituzionale.

L'istituzionalismo, come oggetto della sua analisi, propone problemi sia economici che non economici dello sviluppo socio-economico. Oggetto dello studio sono le istituzioni formali e informali che non sono divise in primarie e secondarie.

Definizione dell'istituto:

Istitutiè un sistema di regole formali e informali che determinano il rapporto delle persone nella società.

Istituti- "regole del gioco" nella società (D. Nord)

IstitutiÈ un modo di pensare abituale, guidato dal quale le persone vivono.

Istitutiè il risultato di processi avvenuti nel passato.

Regole formali "scritte".: Costituzione, leggi, decreti, accordi, ecc.

Regole informali "non scritte".: usi, costumi, convenzioni, abitudini, ecc.

Le norme informali svolgono nella società un ruolo non meno importante di quelle formali, poiché hanno le seguenti caratteristiche: durata dell'evoluzione; molte aree sono regolate solo da norme informali; base per regole formali.

Il problema dell’armonizzazione delle vecchie e delle nuove istituzioni:

Nuovo formale e vecchio formale;

Nuovo formale e vecchio informale;

Nuovo informale e vecchio informale.


2) Natura interdisciplinare dell'economia istituzionale. L’economia si sviluppa sotto l’influenza di altre discipline. L'economia istituzionale è una sorta di sintesi dei processi economici e dei fenomeni della vita pubblica, descritti dalle discipline umanistiche.


Neoclassicismo e istituzionalismo: punti in comune e differenze di approcci.

Poiché l’economia istituzionale è nata come alternativa al neoclassicismo, evidenziamo le principali differenze fondamentali tra loro.

Tabella 1.5

Caratteristiche comparative del neoclassicismo e dell'istituzionalismo.

Criterio Neoclassico istituzionalismo
Periodo di fondazione XVII - XIX - XX secolo Anni 20-30 del XX secolo
Luogo di sviluppo Europa occidentale Stati Uniti d'America
Epoca Industriale Postindustriale (informativo)
Metodologia di analisi Individualismo metodologico: spiegare le istituzioni attraverso il bisogno degli individui dell’esistenza di un quadro, strutturando le loro interazioni in vari campi. Gli individui sono primari, le istituzioni sono secondarie Olismo: spiegare il comportamento e gli interessi degli individui attraverso le caratteristiche delle istituzioni, che predeterminano le loro interazioni. Le istituzioni sono primarie, gli individui sono secondari
La natura del ragionamento Detrazione (dal generale al particolare) Induzione (dal particolare al generale)
Razionalità umana Completare Limitato
Informazioni e conoscenza Completo, conoscenza illimitata Conoscenza parziale e specializzata
Bersaglio Massimizzazione dell'utilità, del profitto Educazione culturale, armonizzazione
auguri Autodefinito Definito dalla cultura, dalla comunità
Interazione Merce interpersonale
Dipendenza dall'impatto dei fattori sociali Completa indipendenza Non strettamente indipendente
Comportamento dei membri Comportamento opportunistico*

* Comportamento opportunistico- il perseguimento del profitto personale mediante l'inganno, sforzi calcolati per sviare, inganno, occultamento di informazioni e altre azioni.

Rivedi le domande

1) Dare una definizione generale di istituzione.

2) Considerare l'origine e il funzionamento delle seguenti istituzioni: la stretta di mano, la proprietà privata, il matrimonio, l'istruzione, il mercato, lo Stato.

3) Spiegare l'essenza dell'approccio interdisciplinare in economia istituzionale.

4) Descrivi l'influenza delle istituzioni sulla tua vita.

5) Quali carenze della direzione neoclassica si riflettevano nell'economia istituzionale?

6) Quali sono le differenze fondamentali tra lo scenario neoclassico della transizione da un'economia di comando a un'economia di mercato e quello neoistituzionale.

1) Moskovsky, A. Istituzionalismo: teoria, basi decisionali, metodo di critica / A. Moskovsky // Questioni di economia. - 2009. - N. 3. - S. 110-124.

2) Nureev, R.M. Prefazione al libro di testo di A. Oleinik. "Economia istituzionale" / R. M. Nureev. - M.: INFRA-M, 2000. - 704 p.

3) Searle, J. Cos'è un istituto? [Risorsa elettronica] / J. Searle // Questioni di economia. - 2007. - N. 8. - Modalità di accesso: http://www.vopreco.ru/rus/ archive.files/ n8_2007.html, gratuito.

4) Skorobogatov, A. Le istituzioni come fattore di ordine e come fonte di caos: analisi neo-istituzionale e post-keynesiana / A. Skorobogatov // Questioni di economia. - 2006. - N. 8. - P.102 - 118.

5) Frolov, D. Istituzionalismo metodologico: un nuovo sguardo all'evoluzione della scienza economica / D. Frolov // Questioni di economia. - 2008. - No.

11. - S.90-101.

6) Hodgson, J. Istituzioni e individui: interazione ed evoluzione / J. Hodgson // Questioni di economia. - 2008. - N. 8. - S. 45-61.

TEMA 2. IL “VECCHIO” ISTITUZIONALISMO TRADIZIONALE (teoria istituzionale classica)

2.1. I tratti principali del “vecchio” istituzionalismo

Piano di studio:

1) Caratteristiche del “vecchio” istituzionalismo.

Il "vecchio istituzionalismo" è nato alla fine del XIX secolo e ha preso forma come tendenza negli anni '20 e '30 del XX secolo. Il punto di partenza per l'emergere dell'indirizzo istituzionale è considerato la data di pubblicazione della monografia T. Veblen"La teoria della classe agiata" nel 1899. Tuttavia, date le pubblicazioni successive non meno significative J. Commons, W. Mitchell, JM Clark, ha segnato l'emergere di una nuova tendenza con idee e concetti ben formati. È stato caratterizzato dalla formazione delle principali disposizioni dell'istituzionalismo e dalla critica del concetto di uomo economico razionale, su cui si basa l'analisi classica. Le opere di questi scienziati americani sono accomunate da:

- orientamento antitrust (“controllo della società sugli affari” - J. Clark, 1926);

- la necessità di una regolamentazione statale dell'economia;

- tenendo conto dell'impatto sulla crescita economica dell'insieme delle relazioni sociali;

- tenendo conto dell'influenza di abitudini, istinti, costumi e tradizioni;

- utilizzo della metodologia di altre discipline umanistiche (giurisprudenza, scienze politiche, sociologia, ecc.);

- metodo di analisi induttivo, passaggio dal diritto e dalla politica all'economia;

- negazione del principio di massimizzazione (utilità, profitto);

- metodologia dell’olismo (le istituzioni sono primarie, gli individui sono secondari).

- concentrarsi sull’azione collettiva.

2) Individuazione dei postulati negativi e positivi del “vecchio” istituzionalismo.

Indubbiamente, l'emergere all'inizio del XX secolo di una nuova tendenza nel pensiero economico: l'istituzionalismo, ha arricchito significativamente la teoria economica. Il “vecchio” istituzionalismo sottolinea l’importanza delle istituzioni per la vita economica e tenta di comprenderne il ruolo e l’evoluzione; dimostra il ruolo crescente dell’uomo come principale risorsa economica della società postindustriale. I rappresentanti di questa direzione considerano la sostituzione della libera concorrenza con la monopolizzazione come un processo oggettivo dell'economia moderna, mentre è importante che le grandi aziende introducano regolarità e consapevolezza nel meccanismo spontaneo della concorrenza di mercato. sono i grandi monopoli che sono in grado di garantire il dinamismo dell’economia, poiché sopportano il peso del costo dell’innovazione e del progresso scientifico e tecnico.

Nonostante i vantaggi sopra menzionati, l’economia istituzionale è tutt’altro che impeccabile. L'osservazione di S.V. Klužina [I]: “... L’istituzionalismo consente l’assolutizzazione del ruolo delle grandi imprese, nonché una debole formalizzazione dell’analisi". Pertanto, nello sviluppo della moderna teoria economica, in generale, possiamo essere d'accordo con O. Inshakov e D. Frolov: “…Nonostante la moda scientifica, l’istituzionalismo da solo non può in alcun modo diventare una panacea metodologica per la Russia o qualsiasi altro paese. Dovrebbe "unirsi" organicamente alla composizione della teoria evoluzionistica insieme ad altri approcci che descrivono sistematicamente i fattori trasformazionali e transazionali.»; “... diventa ovvio che esiste un urgente bisogno di integrazione interdisciplinare nel quadro delle discipline umanistiche con l'inclusione della teoria istituzionale, la cui attuazione produttiva dovrebbe diventare un vettore per l'evoluzione dell'istituzionalismo nazionale...».

Rivedi le domande

1) Quali principi del “vecchio” istituzionalismo riflettono il tuo comportamento? Qual è la loro influenza sul tuo processo decisionale?

2) Considera l'effetto delle istituzioni sulla tua vita e sul tuo lavoro nell'economia moderna.

1) Economia istituzionale: libro di testo / Ed. UN. Oleinik. - M.: INFRA - M, 2005. - 704 p.

M, 2007. - 416 pag.

3) Skorobogatov, A.S. Economia istituzionale [risorsa elettronica] / A.S. Skorobogatov. - Elettrone. dati di testo. - San Pietroburgo: GU-HSE, 2006. - Modalità di accesso: http://ie.boom.ru/skorobogatov/skorobogatov.htm, gratuito.

2.2. Rappresentanti dell'istituzionalismo tradizionale, le loro teorie.

Tabella 2.1

La prima fase: anni '20 e '30 del XX secolo. I rappresentanti di questa fase hanno introdotto il concetto di "istituzioni" nella scienza economica. Secondo loro, il comportamento umano è influenzato da formazioni istituzionali come lo stato, le imprese, i sindacati, la legge, l’etica, l’istituzione della famiglia, ecc.

La base dello sviluppo della società T. Veblen considerata la psicologia della squadra. Il comportamento di un'entità economica è determinato non dall'ottimizzazione dei calcoli, ma dagli istinti che determinano gli obiettivi dell'attività e dalle istituzioni che determinano i mezzi per raggiungere questi obiettivi. Le abitudini sono una delle istituzioni che stabiliscono la struttura del comportamento degli individui in nel mercato, nella sfera politica, in famiglia. Ha introdotto il concetto di consumo di prestigio, noto come effetto Veblen. Questo consumo cospicuo è una conferma di successo e costringe la classe media a imitare il comportamento dei ricchi.

W. Mitchell credevano che l’economia di mercato fosse instabile. Allo stesso tempo, i cicli economici sono una manifestazione di tale instabilità e la loro presenza dà luogo alla necessità di un intervento statale nell’economia.

Ha studiato il divario tra la dinamica della produzione industriale e la dinamica dei prezzi. W. Mitchell ha negato di considerare una persona come un "ottimizzatore razionale".

Analizzato l'irrazionalità di spendere soldi nei bilanci familiari. Nel 1923 propose un sistema di assicurazione statale contro la disoccupazione.

J. Comuni ha prestato grande attenzione allo studio del ruolo delle aziende e dei sindacati e della loro influenza sul comportamento delle persone.

"La buona reputazione di un'impresa o di una professione è la forma più perfetta di concorrenza conosciuta dalla legge."

Commons ha definito il valore come il risultato dell'accordo legale delle "istituzioni collettive". Era impegnato nella ricerca di strumenti di compromesso tra lavoro organizzato e grande capitale. John Commons gettò le basi per le pensioni, che furono stabilite nel Social Security Act del 1935.

J. M. Clark ha sostenuto l'attuazione di misure anticrisi da parte dello Stato, in particolare un aumento della spesa pubblica volto a creare "una domanda effettiva e stabile al fine di aumentare il carico sulle imprese e sull'occupazione". Clark propone una "rivoluzione nelle funzioni economiche dello Stato" come la caratteristica più importante della trasformazione del capitalismo, a seguito della quale esso ha iniziato a svolgere il ruolo di organizzatore dell'economia nell'interesse del benessere generale. Ciò, secondo Clarke, è accompagnato dalla "diffusione dei benefici", che trova la sua manifestazione nel fatto che i risultati del progresso tecnico ed economico sono equamente distribuiti tra tutte le classi della società.

La seconda fase: anni '50 e '70 del XX secolo. Rappresentante di questa fase - John Kenneth Galbraith(1908-2006). Opera principale: "La nuova società industriale", 1967.

Dal punto di vista del più importante rappresentante dell’istituzionalismo, l’economista americano J.C. Galbraith, il posto del mercato autoregolamentato è stato preso da una nuova organizzazione economica, rappresentata da industrie monopolizzate, sostenute dallo Stato e controllate non dal capitale, ma dal cosiddetto tecnostruttura(strato sociale, inclusi scienziati, designer, manager, finanziatori) - conoscenza organizzata in un certo modo. Galbraith cercò costantemente di dimostrare che il nuovo sistema economico rappresentava, di fatto, un’economia pianificata. Ecco perché le idee di Galbraith erano così popolari in Unione Sovietica. Il punto principale di Galbraith è nel mercato odierno nessuno dispone di tutte le informazioni, la conoscenza di tutti è specializzata e parziale. Il potere si è spostato dagli individui alle organizzazioni con identità di gruppo.

Tabella 2.2

Caratteristiche comparate del sistema di mercato e del nuovo sistema industriale

Società J. Galbraith

Rivedi le domande

1) Perché T. Veblen critica la “classe agiata” e quale ruolo le assegna nella società?

2) Quale ruolo, secondo T. Veblen, dovrebbe essere assegnato allo Stato nella sfera economica?

3) Cosa c'è di comune nelle opere degli istituzionalisti americani (T. Veblen, J. Commons, W. Mitchell, J. M. Clark.) e dei loro seguaci moderni?

1) Veblen, T. La teoria della classe agiata / T. Veblen. - M.: Progresso, 1984. - S.202.

2) Commons, J. (tradotto da Kurysheva A.A.) Economia istituzionale / J. Commons // Bollettino economico dell'Università statale di Rostov. - 2007. - N. 4 (vol. 5). - S.78-85.

3) Galbraith, J.K. La nuova società industriale / J.K. Galbraith. - M.: Progresso, 1999. - 297 p.

4) Veblen, T. Limitatezza della teoria dell'utilità marginale / T. Veblen // Questioni di economia. - 2007. - N. 7. - S.86-98.

5) Nureyev, R. Thorstein Veblen: uno sguardo dal 21° secolo / R. Nureyev // Questioni di economia. - 2007. - N. 7. - S.73-85.

6) Samuels, W. Thorstein Veblen come economista teorico / W. Samuels // Questioni di economia. - 2007. - N. 7. - S.99-117.

2.3. Il modello umano nell’economia istituzionale.

Piano di studio:

1) Modelli di comportamento umano e loro ruolo nello sviluppo economico.

Tabella 2.3 Caratteristiche comparative delle idee teoriche sull'individuo 1 .
Criterio di confronto uomo economico uomo ibrido uomo istituzionale
1. Approccio alla teoria economica Neoclassico O. Williamson istituzionalismo
2. Scopo Massimizzazione dell'utilità Minimizzazione dei costi di transazione educazione culturale
3.Conoscenza e capacità di calcolo Illimitato Limitato Limitato
4. Desideri Autodefinito Definito dalla cultura
5. Razionalità Completare Limitato culturale
6. Opportunismo Nessun inganno (inganno) e nessuna coercizione C'è l'inganno (inganno), ma nessuna coercizione C'è l'inganno (inganno) e c'è la coercizione

2) L'uomo istituzionale oggi.

Per gli istituzionalisti, i fattori che determinano il comportamento umano nella vita economica hanno origine in un lontano passato, non solo dell’individuo stesso, ma di tutta l’umanità. Gli istituzionalisti vedono l’uomo come un essere biosociale, sotto l’influenza incrociata di tutta la natura biologica e delle istituzioni sociali. Nella società, l'atteggiamento degli scienziati-economisti nei confronti delle valutazioni socioeconomiche legate alla soddisfazione dei bisogni delle persone è cambiato in modo significativo. Oggi diventa sempre più evidente che è illegale e socialmente pericoloso sottovalutare l'importanza di uno studio approfondito del rapporto tra crescita economica e soddisfazione dei bisogni vitali della popolazione. Il graduale sviluppo delle relazioni di mercato,

la democratizzazione della società, nuove condizioni socioeconomiche per la vita della società, l'emergere di opportunità di ripensamento e fondatezza scientifica di molti problemi teorici specifici dello sviluppo della società e la valutazione del tenore di vita reale raggiunto nei paesi con un'economia di mercato sviluppata , ha richiesto una maggiore attenzione da parte degli scienziati per uno studio completo e più dettagliato, principalmente di categorie e concetti correlati quali mezzi di sussistenza, qualità della vita, tenore di vita, costo della vita, tenore di vita, stile di vita, stile di vita, modo di vivere, stile di vita condizioni, aspettativa di vita. Le trasformazioni radicali in Russia hanno cambiato radicalmente le forme di atteggiamento umano verso il mondo esterno e, di conseguenza, le forme di vita delle persone.

Rivedi le domande

1) Qual è l'essenza di una persona razionale? Quali sono i principali limiti della moderna teoria economica?

2) Consideriamo l'analisi dell'individuo di O. Williamson.

3) Qual è il ruolo dell'introduzione del concetto di “uomo istituzionale” nell'analisi economica?

4) Descrivere il modello dell'“uomo istituzionale”.

1) Avtonomov, V.S. Il modello umano nelle scienze economiche [risorsa elettronica] / V.S. Autonomo. - Elettrone. dati di testo. - San Pietroburgo: School of Economics, 1998. - Modalità di accesso: http://ek-lit.narod.ru/avtosod.htm, gratuito.

2) Malkina, M.Yu. Teoria economica. Parte I. Microeconomia / M. Yu. Malkina. - Nizhny Novgorod: Casa editrice dell'UNN, 2009. - 436 p.

3) Storchevoy, M. Un nuovo modello di uomo per la scienza economica / M. Storchevoy // Domande di economia. - 2011. - N. 4. - S.78-98.

TEMA 3. NEO-ISTITUZIONALISMO

3.1. La struttura della teoria scientifica. Caratteristiche generali e direzioni del neoistituzionalismo.

La terza fase - dagli anni '70 del XX secolo. Ulteriore istituzionalismo si sviluppa in due direzioni: neoistituzionalismo E nuova economia istituzionale. Nonostante l’apparente identità dei nomi, stiamo parlando di approcci fondamentalmente diversi all’analisi delle istituzioni. Per la successiva analisi dettagliata, abbiamo bisogno di sapere struttura della teoria scientifica. Ogni teoria ha due componenti: nucleo duro e Zuppa di cavoli tnu guscio. Le affermazioni che costituiscono il nucleo rigido della teoria devono rimanere invariate nel corso di eventuali modifiche e perfezionamenti che accompagnano lo sviluppo della teoria. Costituiscono quei principi dai quali qualsiasi ricercatore che applica coerentemente la teoria non ha il diritto di rifiutare, non importa quanto sia acuta la critica degli oppositori. Le teorie di contenimento, d’altro canto, sono soggette a costanti aggiustamenti man mano che la teoria si sviluppa.

1) Caratteristiche generali del neoistituzionalismo, sua struttura.

I principali rappresentanti dell’economia neo-istituzionale: R. Coase, R. Posner, J. Stiglitz, O. Williamson, D. North, J. Buchanan, G. Tulloch.

Questa tendenza fu avviata nel 1937 da The Nature of the Firm di Ronald Coase, ma fino agli anni ’70 il neoistituzionalismo rimase ai margini dell’economia. Inizialmente si è sviluppato solo negli Stati Uniti, ma negli anni ’80 si sono uniti a questo processo gli economisti dell’Europa occidentale e negli anni ’90 anche gli economisti dell’Europa orientale.

Il neoistituzionalismo lascia inalterato il nucleo rigido del neoclassicismo, ne viene corretto solo il guscio protettivo. Senza abbandonare i tradizionali strumenti microeconomici, i neoistituzionalisti cercano di spiegare fattori esterni al neoclassicismo: ideologia, norme di comportamento, leggi della famiglia, ecc.

Modifiche al guscio protettivo:

1. Considerato di più una vasta gamma di forme di proprietà: insieme alla proprietà privata, vengono analizzate la proprietà collettiva e statale, viene confrontata la loro efficacia comparata nel garantire le transazioni sul mercato.

2. Viene introdotto il concetto costi di informazione- costi associati alla ricerca e all'ottenimento di informazioni sulla transazione e sulla situazione del mercato.

3. Insieme ai costi di produzione, consentirne l'esistenza costi di transazione derivanti dalle transazioni.


Il fondatore del neoistituzionalismo R. Coase in una conferenza dedicata all'assegnazione del Premio Nobel per l'economia, rimprovera alla teoria tradizionale di essere isolata dalla vita. " Cosa si sta studiando, nota, è un sistema che vive nella mente degli economisti, non nella realtà. Ho chiamato questo risultato “economia della lavagna”.". Coase vede il suo merito nel "dimostrare l'importanza per il funzionamento del sistema economico di quella che può essere chiamata la struttura istituzionale della produzione". Lo studio della struttura istituzionale della produzione è diventato possibile grazie allo sviluppo di concetti come costi di transazione, diritti di proprietà, rapporti contrattuali da parte della scienza economica.

Il riconoscimento dei meriti dei neo-istituzionalisti è stato espresso nell'assegnazione del Premio Nobel per l'economia James Buchanan (1986), Ronald Coase (1991), Douglas North (1993), Joseph Stiglitz (2001), Oliver Williamson (2009).

Lo sviluppo del neoistituzionalismo in Russia.

In Russia, rappresentanti del neo-istituzionalismo: R. Kapelyushnikov, R. Nureev, A. Oleinik, V. Polterovich, A. Shastitko, E. Brendeleva.

Rivedi le domande

1) Quali sono le principali disposizioni della teoria neo-istituzionale? In cosa differiscono dai fondamenti fondamentali della teoria neoclassica?

2) Descrivere il concetto di “opportunismo”, e che impatto ha tale comportamento sull'incertezza dell'ambiente esterno?

3) Qual è l'unità di analisi base della teoria neo-istituzionale?

4) Elencare le principali direzioni del neoistituzionalismo.

1) Kusurgasheva, L. Analisi critica dei fondamenti del neoistituzionalismo / L. Kusurgasheva // The Economist. - 2004. - N. 6. - P. 44-48.

2) Oleinik, A.N. Economia istituzionale / A. N. Oleinik. - M.: INFRA

M, 2011. - 416 pag.

3.2. Teoria dei diritti di proprietà

Piano di studio:

1) Disposizioni fondamentali della teoria dei diritti di proprietà. Categoria di proprietà, un insieme di diritti di proprietà. La lista di Honoré.

Il sistema dei diritti di proprietà nella teoria neoistituzionale è inteso come l’intero insieme di norme che regolano l’accesso a risorse scarse. Tali norme possono essere stabilite e protette non solo dallo Stato, ma anche da altri meccanismi sociali: costumi, principi morali, precetti religiosi. Secondo le definizioni esistenti, i diritti di proprietà coprono sia gli oggetti fisici che quelli incorporei (ad esempio, i risultati dell'attività intellettuale).

Dal punto di vista della società, i diritti di proprietà agiscono come “regole del gioco” che semplificano le relazioni tra i singoli agenti. Dal punto di vista dei singoli agenti, essi appaiono come “un insieme di poteri” per prendere decisioni su una particolare risorsa. Ciascuno di questi "fasci" può essere diviso, in modo che una parte dei poteri inizi ad appartenere a una persona, l'altra a un'altra e così via.

Nel 1961, l’avvocato britannico Arthur Honoré propose un insieme di diritti di proprietà inscomponibili e non sovrapponibili. Gli istituzionalisti vedono ogni scambio di beni come uno scambio di diritti di proprietà su di essi.


Diritti di proprietà secondo A. Honoré

Proprietà Spiegazione
1. Proprietà Diritto al controllo fisico esclusivo sui beni
2. Diritto d'uso Il diritto di utilizzare per sé le proprietà benefiche di un bene
3. Diritto di gestione Il diritto di decidere chi e a quali condizioni avrà accesso all’utilizzo del bene
4. Diritto al reddito Il diritto di godere dei risultati dell'uso del bene
5. Il diritto del sovrano Il diritto di alienare, consumare, modificare o distruggere un bene
6. Diritto alla sicurezza Il diritto ad essere protetto dall’esproprio dei beni e dai danni derivanti dall’ambiente esterno
7. Diritto di successione Il diritto di trasferire beni per eredità o testamento
8. Diritto alla perpetuità Il diritto al possesso illimitato del bene
9.Divieto di usi dannosi Obbligo di utilizzare il beneficio in modo da non ledere la proprietà e i diritti personali altrui
10. Diritto alla responsabilità sotto forma di recupero La possibilità di recuperare un bene a pagamento di un debito
11. Diritto alla residua personalità Il diritto alla “restituzione naturale” dei poteri trasferiti a qualcuno dopo la scadenza del periodo di trasferimento, il diritto di utilizzare istituzioni e meccanismi per proteggere i diritti violati

I diritti di proprietà hanno un significato comportamentale: incoraggiano alcuni modi di agire, ne reprimono altri (attraverso divieti o maggiori costi) e quindi influenzano la scelta degli individui.

Ritorniamo agli elementi principali mucchio di diritti la proprietà solitamente include 1:

1) il diritto di escludere altri agenti dall'accesso alla risorsa;

2) il diritto di utilizzare la risorsa;

3) il diritto di riceverne un reddito;

4) il diritto di trasferire tutti i poteri precedenti.